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Papa Innocenzo X

Papa Innocenzo X

Dip.: Diego Velasquez, 1650

Notizie: (Roma, 6 maggio 1574 - Roma, 7 gennaio 1655) Innocenzo X, nato Giovanni Battista Pamphilj, fu il 236esimo papa della Chiesa cattolica dal 1644 al 1655. Fu creato cardinale nel 1629. Il cardinale Pamphilj ascese al soglio di Pietro il 15 settembre 1644. Educato come avvocato, dal punto di vista politico, fu uno dei pontefici più abili della sua epoca. Subito dopo la sua elezione, Innocenzo X intraprese un'azione legale contro la famiglia Barberini per malversazione di denaro pubblico. Taddeo Barberini aveva ricevuto dalla Camera Apostolica 5.000 scudi, altri 8.000 se ne era procurati sotto i benefici vacanti, 5.000 sui titoli delle conquiste e 2.000 dalla rendita degli uffici, senza contare palazzi, opere d'arte ed oggetti preziosi. Il papa, naturalmente, voleva rientrare in possesso di questa fortuna. I Barberini, che erano mal visti anche dal popolo romano, per non essere presi, fuggirono a Parigi, dove trovarono un potente protettore nel cardinale Mazarino. Innocenzo X confiscò le loro proprietà, e il 19 febbraio 1646 emise una bolla con la quale stabiliva che tutti i cardinali che avessero lasciato gli Stati Pontifici per sei mesi senza l'espressa autorizzazione del papa, dovevano essere privati dei loro benefici ed eventualmente del cardinalato. Il parlamento francese dichiarò l'ordinanza papale nulla in Francia, ma Innocenzo X non cedette fino a quando Mazarino non si preparò a inviare truppe in Italia. Da questo momento, la politica papale nei confronti della Francia divenne più amichevole, e in seguito anche i Barberini vennero riabilitati. Nel periodo che va dal 1645 al 1646, Innocenzo X cercò anche di regolarizzare i riti cinesi e di incentivare le missioni in Africa e in Oriente. Nel 1647, nonostante si fosse in più occasioni mostrato benevolo verso la Spagna, condannò il malgoverno di Napoli. L'avvenimento più importante accaduto durante il pontificato di Innocenzo X è la fine della Guerra dei Trent'anni, che si concluse con le firme dei trattati di Münster, tra Francia e Impero, e di Osnabrück tra Svezia e i protestanti da una parte e i cattolici e l'imperatore dall'altra (24 ottobre 1648). I due trattati sono conosciuti come Pace di Vestfalia. Le clausole in essa contenute regolarono la legislazione religiosa europea: ogni confessione avrebbe avuto libertà di culto; cattolici e protestanti furono parificati di fronte alla legge; ogni principe avrebbe potuto scegliere la sua religione, mentre i suoi sudditi lo avrebbero dovuto seguire (principio del “cuius regio eius et religio”); i domini ecclesiastici sarebbero stati secolarizzati. Innocenzo X obiettò immediatamente contro le clausole dei trattati, perché l'immediata conseguenza per la Chiesa cattolica era la perdita di tutti i vescovadi della Germania settentrionale e centrale, e di molti conventi e monasteri. Al tavolo delle trattative, delegato dal Papa, sedette il nunzio Fabio Chigi, che protestò energicamente, ma inutilmente. Il Papa, allora, scrisse il breve "Zelo domus Dei" (26 novembre 1648). Tuttavia, la protesta della Santa Sede venne completamente ignorata e non ebbe alcun effetto. Nel 1649 scoppiò la seconda guerra di Castro, provocata dall'omicidio di monsignor Cristoforo Giarda, vescovo di Castro, che ebbe, forse, per mandante il duca Ranuccio II Farnese. L'esercito pontificio invase il ducato e, dopo un breve assedio, rase al suolo la città. Dopo aver seminato sale sulle rovine, fu innalzata una colonna con l'epigrafe: "Qui fu Castro". Innocenzo X e il Giansenismo: la più importante delle sue decisioni dottrinarie fu la condanna dell'opera di Giansenio, l'Augustinus. Spinto da 88 vescovi francesi e da San Vincenzo de Paoli, istituì una commissione che doveva sviscerare le cinque proposizioni tratte da quel libro e ricavate dal dottore della Sorbona Niccolò Cornet. Tali proposizioni affermavano: 1. Alcuni precetti di Dio sono impossibili da osservare, neppure dai giusti, per la mancanza della grazia necessaria; 2. Alla grazia interiore, nello stato di natura decaduta, l'uomo non può resistere; 3. Per acquistare merito o demerito non si richiede la libertà dalla necessità interna, ma soltanto la libertà dalla costrizione esterna; 4. I semipelagiani errarono insegnando che la volontà umana può resistere alla grazia o assecondarla; 5. È un errore semipelagiano affermare che Cristo è morto per tutti. Il 31 maggio 1653, con la bolla Cum occasione, le tesi giansenitiche vennero condannate come eretiche. I giansenisti rispettarono la sentenza papale riconoscendo come eretiche le proposizioni censurate, ma, seguendo le tesi di Antoine Arnauld e di Blaise Pascal, negarono che le proposizioni riflettessero la vera dottrina di Giansenio. La Compagnia di Gesù fece una lotta spietata a quest'eresia. Gli agostiniani si trovarono in gravi difficoltà, perché venivano accusati di approvare le dottrine di Michele Baio e di Giansenio, entrambi lettori di Sant'Agostino. Piazza Navona: capolavoro artistico di Innocenzo X fu la sistemazione di Piazza Navona, iniziata nel 1647 con il posizionamento dell'obelisco ritrovato nel Circo di Massenzio sulla Via Appia. Nel 1650 il papa bandì una gara d'appalto per la costruzione della Fontana dei Quattro Fiumi. Il progetto fu inizialmente affidato al Borromini, ma il Bernini, con uno stratagemma, riuscì ad aggiudicarsi il lavoro. Fece recapitare a Donna Olimpia un modellino d'argento della fontana con grotte, leoni, palme e sopra l'obelisco. Il Pontefice, vedendo "per caso" il modellino, ne rimase entusiasta e gli affidò i lavori. La Fontana fu inaugurata nel 1651 e fu pagata con i proventi delle tasse sul pane, sul vino e su altri generi di consumo, che attirarono sul Papa la malvolenza popolare. Nel 1653 il Bernini modificò la fontana progettata nel 1575 da Giacomo della Porta, aggiungendo un delfino che reggeva, sulla coda alzata, una lumaca, ma la figura non piacque e quindi fu sostituita dal busto di un africano che accarezza un delfino. Per questo motivo la fontana si chiama oggi Fontana del Moro. La terza fontana non fu toccata. La morte del papa: Innocenzo X morì il 7 gennaio 1655. Donna Olimpia fece sparire dai suoi appartamenti tutto ciò che trovò e non volle dare nulla per la sepoltura. Per l'avarizia dei parenti, il cadavere del Pontefice rimase per un giorno in una stanza e, solo grazie alla generosità del maggiordomo Scotti, che fece costruire una povera cassa, e del canonico Segni, che spese cinque scudi per la sepoltura, Innocenzo poté essere inumato nella basilica patriarcale del Vaticano. In seguito, i suoi resti vennero traslati nella tomba fatta costruire dal nipote Camillo e dal pronipote Giovanni Battista nella chiesa di Sant'Agnese in Agone. La sua tomba è posizionata sopra l'ingresso.


Stato: Burundi

Data: 29/03/1969

Emissione: Pittori famosi
Velasquez

Dentelli: 13½ x 13½

Filigrana: Senza filigrana

Stampa: Offset

Stato: Commonwealth of Dominica

Data: 05/09/2000

Emissione: Papi

Dentelli: 13¾ x 13¾

Filigrana: Senza filigrana

Stampa: Offset


Stato: Tajikistan

Stato: Vatican City

Data: 23/03/1999

Emissione: I Papi e gli Anni Santi

Dentelli: 13

Tiratura: 450.000

Stampa: Litografia